Diavolo sciocco o mastro astuto?
Il Ponte Vecchio di Dronero, merlato e con tre stupefacenti arcate, costruito nel 1428 e progettato da chissà quale architetto, è definito, come tanti altri in Italia, “il ponte del diavolo”. Si dice infatti che una volta costruito, il diavolo in persona minacciò di farlo crollare se i droneresi non gli avessero concesso l’anima della prima creatura disposta ad attraversarlo. Visto il prezzo troppo alto da pagare, i cittadini si ingegnarono e decisero di beffare il diavolo facendo transitare per primo sul ponte un cagnolino. Il diavolo, infuriato per l’imbroglio, tra fuoco e fiamme ritornò negli Inferi e non si fece più rivedere.
Ma è proprio questa la vera storia? Forse no … ce n’è un’altra più verosimile che da secoli si tramanda da da padre in figlio: agli inizi del XV secolo l’amministrazione comunale di Dronero decise di far costruire un ponte in muratura per attraversare il Torrente Maira poiché la “pianca” che congiungeva le due sponde veniva portata via dal fiume tutte le volte che si ingrossava. Fu chiamato per questo un esperto di Torino che, dopo un bel po’ di sopralluoghi, accettò di costruire l’opera chiedendo un sacco di soldi da pagarsi in più rate. La somma più considerevole avrebbe dovuto essergli versata prima del collaudo. L’amministrazione accettò tutte le condizioni e poco dopo partirono i lavori. La costruzione era davvero imponente e l’arcata centrale impressionante. Tutti dicevano che non avrebbe retto al disarmo, ma il costruttore invece sembrava tranquillo. Giunta l’ora di togliere l’impalcatura i carpentieri restarono per ore in attesa del costruttore che però non arrivò mai più. Un gran dire qua e là male di lui. Forse era fuggito con i soldi dopo aver raggirato tutti. Non si sapeva che fare. Era necessario disarmare ma nessuno voleva farlo. Passò un po’ di tempo finchè un giorno si presentò nel Comune un uomo che si propose di farlo da solo. A fronte di un congruo compenso poteva anche affrontare il rischio di venire travolto e poiché non aveva famiglia ciò non lo preoccupava affatto. Era una proposta allettante e il sindaco, apprezzando il coraggio, l’accolse senza troppi problemi. Nei giorni che seguirono carrette piene di fascine transitavano lungo le vie della città in direzione del ponte, ma nessuno ci fece caso. L’uomo pian piano cominciò ad imbottire l’impalcatura di quelle fascine fino al giorno in cui annunciò il disarmo. Tutti accorsero per vedere come avrebbe fatto convinti che questi sarebbe stato schiacciato dal crollo. L’uomo invece andò sul ponte e con una torcia diede fuoco alle fascine e corse via. In un lampo tutta l’impalcatura si incendiò lasciando la gente a bocca aperta. Tutti dissero “Ah, Beh! Così avremmo saputo farlo anche noi”. Raccontarlo in giro era troppo umiliante così la grande fiammata venne fatta passare per la collera del diavolo raggirato col cagnolino.